La pianificazione dell’escursione insieme ad un bambino è un’operazione semplice e delicata ad un tempo: bastano pochi accorgimenti per rendere la giornata memorabile per il bimbo e godibile per i genitori, evitando errori che potrebbero altrimenti rovinare la giornata a tutti con il rischio di far disamorare il piccolo.
C’è una credenza abbastanza diffusa secondo cui si dovrebbe evitare di portare il neonato o il bambino a quote troppo elevate: si dice, a seconda dei casi, che non dovrebbe superare i 1000 metri durante i primi sei mesi di vita, o i 1500 durante tutto il primo anno. Ancora, si sostiene che si dovrebbe usare cautela per i primi dieci anni di vita del bambino, praticando al massimo delle salite “a tappe” se si usa l’automobile. Non è ben chiaro su cosa si basino queste argomentazioni, né sulla base di cosa si scelgano tali limiti. Cosa si dovrebbe dire, allora, di quelle donne che partoriscono in montagna? Dovrebbero scendere tutte a valle per il parto, e rimanervi con il bambino per un po’? Oppure ai viaggi in aereo (si consideri che un aereo che abbia raggiunto la quota di crociera a 12.000 metri di altitudine presenta all’interno della carlinga una pressione paragonabile a quella che si riscontra a circa 2000 m di altitudine): e allora, tutte quelle persone che hanno necessità di spostarsi da un continente all’altro insieme ai propri figli piccoli, non li amano a sufficienza per sottoporli ad un rischio così grave?
La verità è che si deve usare buon senso: è senz’altro vero che vi potrebbero essere dei problemi se si sale di altezza troppo velocemente, come si fa, per esempio, con una seggiovia od una funivia: ma tale considerazione vale tanto per un bimbo piccolo quanto per un adulto, senza parlare di un adulto che abbia problemi di pressione. Problemi potrebbero essere rappresentati da fastidi o dolore alle orecchie, dato che i bambini non sanno gestire da sé il disagio; tuttavia, questo può essere prevenuto o attenuato mediante l’utilizzo del ciuccio, o dando da bere dell’acqua o del latte al piccolo. La deglutizione permette infatti al bambino di adeguarsi al cambiamento di altitudine gradualmente, evitando od mitigando la sensazione di “stappo”. Con cautela quindi, ma il bambino può andare tranquillamente in montagna.
Detto ciò, giova anche ricordare che non per forza l’escursione deve avvenire in montagna, purché vi sia aria pura ed il bambino possa godere della natura insieme ai suoi genitori. Il problema-altitudine è, piuttosto, legato alla particolare situazione degli accompagnatori se il bambino è trasportato nello zaino ed è, quindi, riconducibile al peso considerevole che si trovano a portare sulle spalle. I genitori potrebbero di conseguenza rimanere delusi se si prefissassero delle mete troppo ambiziose, con dislivelli esagerati, o con sentieri esageratamente lunghi da percorrere.
D’altro canto, anche quando il bambino cammina in maniera completamente autosufficiente, non si può certo pretendere di costringerlo a scalate estenuanti su percorsi troppo difficili, che ne metterebbero a prova il fisico e la pazienza e che, magari, otterrebbero come unico effetto quello di allontanarlo dall’escursionismo. Ci sono poi casi di bambini che, all’età di 4 o 5 anni, già saltellano su sentieri impervi come piccoli caprioli: l’importante è che non vi sia alcun elemento di costrizione, e che il piccolo sia lasciato libero in sicurezza.
Pezzo azzeccato. Sul tema in di cui hai scritto ultimamente ho
letto parecchio, ma ritengo che ne valga la pena leggerne ancora.
bye